La vita di Santa Lucia
Santa Lucia fu una giovane siracusana che visse intorno al III-IV secolo.
Siracusa era la più grande città della Sicilia di quegli anni. Era una colonia di Corinto e fu probabilmente fondata intorno all’VIII secolo a. C.. Divenne ben presto potente e famoso centro di raffinata civiltà dove fiorivano le lettere e le arti, dove sostavano volentieri poeti e filosofi, come Eschilo e Pindaro. Atene guardò con gelosia alla splendida città, le mosse guerra, ma ne fu sconfitta. Siracusa dominò il Mediterraneo, raggiungendo il massimo splendore con Dionigi il Vecchio, che le donò un meraviglioso periodo di pace. Più tardi condusse una vittoriosa lotta contro Cartagine. Ma Cartagine era troppo potente e Siracusa, sola, non poteva resisterle. Così si alleò con Roma. La Prima Guerra Punica portò alla sconfitta di Cartagine.
Nel 214 a.C. Il console romano Marcello assediò la bella città siciliana, nel 212 la conquistò. Durante il dominio di Roma, benché restasse capitale dell’isola e culla d’arte e di bellezza, Siracusa decadde a poco a poco.
Ricca, probabilmente bella e promessa sposa ad un giovane della sua città, Siracusa, Lucia sembrava destinata alla vita normale delle ragazze del III-IV secolo dopo Cristo: moglie e madre di famiglia.
Il padre si chiamava forse Lucio poiché era allora vigente una norma romana che imponeva il nome del padre alle figlie. La madre si chiamava Eutychie o Eutichia.
A causa di una malattia che aveva colpito la madre Eutychie, una grave emorragia, Lucia decise d’andare a Catania per pregare sulla tomba della martire Agata.
Qui Dio la scelse per un grande progetto: la martire infatti le apparve chiedendole di dedicare la propria vita ai più poveri, ai piccoli emarginati e sofferenti.Nello stesso momento Eutichia guarì dalla grave forma di emorragia di cui soffriva da lungo tempo.
Tornata a Siracusa mise in atto questo progetto; ruppe il fidanzamento e, con una lampada fissata al capo, iniziò a percorrere i lunghi e angusti cunicoli delle catacombe per distribuire i beni della sua cospicua dote ai più poveri.
Il fidanzato abbandonato non accettò questa decisione, forse più attirato dalle ricchezze di famiglia che da un amore sincero. Non si spiegherebbe altrimenti la decisione del ragazzo di accusare Lucia, davanti al terribile prefetto Pascasio, di essere cristiana.
Erano questi gli anni di Diocleziano, anni bui per la storia del cristianesimo, anni di persecuzioni, ma anche di grandi esempi di fede. Come quello che diede la stessa Lucia.
Arrestata, minacciata e torturata, si proclamò comunque seguace di Cristo e non accettò di abiurare la propria fede.
Per Pascasio non ci furono dubbi, quella ragazza troppo forte per essere “piegata”, doveva morire: la espose nel pubblico postribolo; Lucia disse allora che “il corpo viene contaminato solo se l’anima acconsente” e così nessuno, nemmeno sei uomini e sei buoi, riuscì a smuovere il corpo esile divenuto miracolosamente pesantissimo.
La condanna a morte fu quindi inevitabile e Lucia venne decapitata (deiagulata) il 13 dicembre 304. Prima dell’esecuzione capitale però Lucia riuscì a ricevere l’Eucaristia e preannunciò sia la morte di Diocleziano, avvenuta di lì a pochi anni, sia la fine delle persecuzioni, terminate nel 313 d.C. con l’editto di Costantino che sanciva la tolleranza religiosa e la libertà di culto.
Santa Lucia venne dunque martirizzata sotto Diocleziano.
Santa Lucia fu sepolta a Siracusa nelle catacombe che ancor oggi portano il suo nome e venne da subito venerata dai cristiani; sulla sua tomba venne edificata una piccola chiesa, meta di numerosi pellegrinaggi. La più antica testimonianza archeologica di culto alla Santa è l’iscrizione di Euskia, trovata nelle catacombe di San Giovanni a Siracusa e risalente al 4° secolo, lo stesso del martirio.
Il culto si espanse rapidamente in tutta la cristianità, come succedeva per i santi più popolari e amati. Nel 6° secolo vi erano già chiese, oratori e monasteri a Lei dedicati anche a Roma. Nello stesso secolo papa Gregorio Magno introdusse il nome di Santa Lucia nel Canone Romano. La diffusione del culto ebbe così definitivo impulso e raggiunse ogni paese d’Europa; molti poeti, scrittori, scultori e pittori di ogni epoca si ispirarono alla figura di Santa Lucia, moltiplicandone la popolarità.
Il nome Lucia, dalla radice latina lux, lucis, fa riferimento alla luce, e venne via via a significare segno e promessa di luce spirituale: per questo Santa Lucia è la Patrona dei ciechi e degli oculisti, invocata per la protezione della vista e nelle malattie degli occhi. Il suo corpo rimase nelle catacombe di Siracusa fino al 1038, quando venne trasferito a Costantinopoli per proteggerlo dai Saraceni. Durante la crociata del 1204 i Veneziani lo trasportarono nel monastero di San Giorgio a Venezia ed elessero Santa Lucia co-patrona della loro città. Le dedicarono successivamente una grande chiesa dove il corpo fu conservato per vari secoli. La chiesa fu demolita nel 1863 per far posto alla stazione ferroviaria (che per questo si chiama Santa Lucia) ed il corpo fu trasferito nella chiesa dei Santi Geremia e Lucia, dove è conservato tutt’oggi, incorrotto.
Reliquie del corpo della Santa si trovano in molte città d’Italia, fra cui Siracusa, e d’Europa, fra cui Metz, in Lorena, fatto che spiega la diffusione del culto nei paesi nordici. Una reliquia si trova anche nella chiesa di Santa Lucia Extra in Verona. Due piccole reliquie, donate dal Patriarca di Venezia, si trovano dal 2002 nella chiesa di Santa Lucia eretta presso il Centro Ragazzi Ciechi “Kekeli Neva” di Togoville in Togo.